di Andrea Bertacchini - Responsabile Scuola di Formazione Del Chiaro di Luna Cinofilia, Educatore cinofilo Apnec abilitato al trattamento di problematiche comportamentali, Istruttore Huntering
Il Mestiere dell’Educatore Cinofilo è difficile. Bisogna conoscere l’alterità del cane ossia le sue specificità di animale appartenente ad una specie diversa dalla nostra: ciò significa un diverso modo di percepire il mondo, così come diverse sono le modalità d’interazione e comunicazione con esso; una diversa capacità elaborativa degli stimoli che dal mondo provengono; uno specifico insieme di bisogni che nell’ arco dell’intera vita del cane dovranno essere soddisfatti per garantire ad esso una vita dignitosa; un’emotività che, anche se spesso e a volte erroneamente ci fa “sentire” il cane “simile” a noi, presenta caratteristiche proprie. Tutto ciò significa studio, apprendimento, conoscenza; ma la conoscenza non è sufficiente. E’ inutile “saper parlar di cani se il proprio cane tira al guinzaglio”: occorre esperienza.L’esperienza e' una componente essenziale per poter essere un bravo educatore cinofilo. Ci sono razze con specifiche caratteristiche e una regola di gestione che può andare bene per un Golden Retriever non è detto che dia buoni risultati con un Dobermann o con un Cane da Pastore. Esistono, chiaramente, regole generali e fondamentali di gestione del cane che in molti casi possono e devono essere applicate (anche se ciò non deve mai avvenire in modo rigido) e che nell’arco di breve tempo determinano miglioramenti nella relazione fra uomo e cane ma il “Prontuario del Bravo Educatore” non esiste.
Nell’applicazione delle proprie conoscenze alla realtà, infatti, dobbiamo convivere con un “elemento di disturbo”: la vita individuale di ciascun cane che si traduce in un differente “appreso”. Ciò ha pesanti riflessi sul modo di relazionarsi del cane con le persone, sulla capacità attrattiva esercitata sul cane da uno stimolo piuttosto che da un altro, sul suo stato emotivo predominante, sulla sua capacità elaborativa che è influenzata dalle precedenti esperienze vissute fino a quel momento. E’ una “forma di conoscenza” che non si può apprendere dai libri perché per essere appresa deve essere vissuta: maggiore è l’esperienza di un educatore perché tanti sono stati i casi affrontati, maggiore sarà la tranquillità e la preparazione con le quali potrà affrontare i casi futuri. Ciò non è una banalità perché le differenze fra i vari casi bisogna saperle cogliere.
Esiste poi un terzo elemento che va ad intrecciarsi con la conoscenza e l’esperienza, forse il più importante: la capacità relazionale dell’educatore. A cosa serve “conoscere” se non si hanno casi pratici da affrontare? Come si fa ad accumulare esperienza se non si hanno clienti d’aiutare? Un bravo educatore non giudica, usa benevolenza verso i propri clienti, è capace di ascoltare (qualità fondamentale), possiede una buona capacità esplicativa e, quando è il momento, deve saper mettere in campo la giusta dose di fermezza per dare una direzione alla lezione e, soprattutto, per evitare che il cliente si perda nell’elenco di tutti i pregi, i difetti o le capacità del proprio cane. Sono qualità che è difficile possedere tutte assieme: una persona può essere molto brava nell’esporre le proprie idee ma se si dimostra totalmente incapace di prestare ascolto a quelle del prossimo, soffocando nella propria superbia, non potrà mai essere un bravo educatore. Un cliente se si sente giudicato nella propria incapacità di gestire il cane, molto probabilmente si chiuderà in se stesso scegliendo alla fine di rivolgersi ad un altro professionista, anche se quello che ha contattato si è dimostrato particolarmente capace nel lavorare con i cani. Non è necessario, ovviamente, che un educatore sia, contemporaneamente e in misura eccelsa, in possesso di tutte le qualità succitate ma deve essere consapevole del fatto che tali qualità esistono, che devono essere coltivate e fatte crescere dentro di sé, se si vuole aspirare a distinguersi come professionista nel settore della cinofilia.
Conoscenza, Esperienza e Capacità Relazionali sono quindi tre elementi che s’intrecciano e s’influenzano reciprocamente nella figura dell’educatore: se non si possiedono capacità relazionali non si ha la possibilità di fare esperienza perché i clienti tenderanno ad allontanarsi; se non si possiede conoscenza l’educatore rimarrà avvitato nelle proprie posizioni e senza esserne consapevole si dimostrerà incapace di cogliere nuove sfumature nell’atteggiamento del cane, di dare nuovi suggerimenti per la risoluzione dei problemi dei clienti e le lezioni quotidiane si trasformeranno con il passare del tempo in un’esperienza vuota, priva di tensione verso il miglioramento; se non si ha la possibilità di mettere in pratica le proprie conoscenze attraverso l’esperienza di nuovi casi, quelle conoscenze diventeranno presto nozioni accademiche prive di contenuto, utili per fare bella figura con i colleghi sui social network.
Ora dovrebbe risultare più chiaro perché il mestiere dell’Educatore è un mestiere difficile. Verrebbe quasi da dire, parafrasando un famoso autore, regista e attore americano, che: “Educatori si nasce non si diventa”. Non è una stravaganza questa: le qualità che un educatore deve possedere (curiosità, empatia, pazienza, lucidità analitica) non s’imparano dai libri ma derivano da quell’intreccio fra innato e vissuto, soprattutto nella fase più delicata della nostra vita che è l’età evolutiva, le cui caratteristiche, per una buona parte della sua entità, non possono essere decise dalla persona che di quell’intreccio è espressione.
Con queste parole non si vuole disincentivare l’aspirante educatore o, più in generale, la persona appassionata dell’essere cane o del mondo animale nel suo complesso, che decide di mettersi in gioco nel tentativo di far diventare la propria passione un lavoro. Non si vuole trasformare l’insieme degli educatori in una casta di persone elette (anche perché la realtà è ben distante da questo ideale), le uniche in grado di sapersi relazionare con il cane e i rispettivi proprietari (o adopter come ama chiamarli qualcuno). Con queste parole s’intende semplicemente mettere in guardia tutte le persone che desiderano cominciare questo percorso dal pensare che l’essere Educatore Cinofilo si risolva in un Diploma preso in chissà quale Scuola, delle tante che sono nate in Italia negli ultimi anni (a differenza di queste, la nostra scuola ha un’esperienza di lunga data). Il Diploma è solamente il punto di partenza, l’inizio di un percorso all’interno del quale c’è tanto da scoprire, da imparare, con qualche rischio se non si è scrupolosi a sufficienza ma anche pieno di stimoli, soddisfazioni se si fan le cose per bene, stupore per la capacità del cane ad apprendere e teneri sorrisi quando ci si siede all’ombra di un albero spiando con pudore l’intesa rinata fra uomo e cane.
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