Conversazioni tra Andrea Bertacchini Educatore cinofilo e Maurizio Dionigi Rieducatore Esperto nel comportamento del cane e Direttore scientifico della Scuola Nazionale di Formazione Cinofila Del Chiaro di Luna Cinofilia.
A. B. : Il "patto fondamentale" tra uomo e cane permane, è cambiato solamente il "contenuto": io, uomo, ti offro cibo, calore, un gruppo all'interno del quale poter stare; tu cane concedi a me la tua compagnia, le tue attenzioni, un senso di protezione. Nella stragrande maggioranza dei casi è così che funziona: la selezione del cane deve adeguarsi a questa tendenza sociale e culturale.
M. D. : E perchè no anche le capacità? Compagnia, attenzioni, protezione...vanno bene per un uomo troppo vecchio o troppo pigro. La socialità del cane è collaborativa ed è nel vedere valorizzate le sue capacità, diverse e complementari a quelle dell'uomo, che il cane riesce a viverla compiutamente .
A. B. : A me pare, caro Maurizio, che così è stato e che così, entro certi limiti e salvo rare eccezioni, non sarà più. Non ci saranno più funzioni attitudinali ma un'unica funzione sociale: godere della compagnia del cane, lungo un percorso filogenetico che lo ha reso sempre più simile a noi. Non è la mia un'esaltazione di questo processo ma piuttosto un'accettazione.
M. D. : " ... la selezione del cane deve adeguarsi a questa tendenza sociale e culturale" mi sembra un'affermazione un po' forte per essere solo "accettazione" e, a mio parere, se la selezione si adeguasse sarebbe la perdita di un patrimonio impossibile da ricostituire. Poichè, per me, sì è sì e no è no, questo non fa bene alla cinofilia, caro Andrea.
A. B. : L'accettazione riguarda quel processo di trasformazione del cane in animale da compagnia, processo a mio parere evidente. I meccanismi di selezione penso debbano adeguarsi a questa tendenza. Il cane di razza e' il frutto di una società che non esiste più. Così come è cambiato potrà cambiare e non per forza in peggio. Comunque capisco il tuo punto di vista e l'impegno quotidianamente affinché le motivazioni delle varie razze vengano soddisfatte.
Credo che funzioni e socialità siano legate da una relazione positiva quando le prime sono soddisfatte nella pratica. In caso contrario, la mancata stimolazione delle attitudini spesso mette a repentaglio la socialità del cane (sotto il profilo ontogenetico, ovviamente). Il problema si amplifica quando nella selezione si seguono principi dettati da uno dei cancri della cinofilia moderna, ossia l'agonismo. La frammentazione delle relazioni nella società umana ha portato ad assegnare al cane e all'animale in generale un ruolo che è fatto di conforto, piacere, tranquillità, senso di pace infusi nella persona per il solo fatto di godere della compagnia del cane o di altri animali da compagnia. Lo status del cane è così aumentato, facendolo diventare soggetto di diritti. E la funzione? Si è ridotta? E' destinata a scomparire? No, dal mio punto di vista, probabilmente cambierà se non è già cambiata: la caratteristica di specie, ossia la profonda socialità del lupo trasmessa al cane, si trasforma nella ragione principale, nel fine ultimo dello stare insieme tra cane e uomo. E' questo uno dei punti centrali del mio ragionamento: non si sta insieme per uno "scopo" specifico (guardia, difesa, conduzione del gregge, caccia e via dicendo) si sta insieme perché questo ci dà piacere: è il "semplice" condividere la maggior parte dei momenti della nostra vita la ragione della relazione uomo - cane. E' chiaro che nel godere della compagnia del cane c'è spazio per tante attività che diventano funzionali al soddisfacimento di questa nuova "attitudine" e, perché no, delle vecchie "attitudini" (ridimensionate nella loro importanza a seguito di un nuovo processo di selezione): passeggiate, giochi, attività anche "attitudinali" (nel senso in cui lo intendi tu), condivisione dello spazio urbano e, più in generale, condivisione della gran parte dei momenti della vita. Per rendere più fluido questo processo la selezione dovrà avere due "fari" nel suo navigare verso il futuro: la salute del cane (vigore ibrido.......?!) e l'equilibro psico-emotivo del cane che si traduce in un comportamento equilibrato all'interno del contesto sociale. Quest'ultimo punto, per essere ancora più chiaro, deve essere sganciato dal soddisfacimento delle attitudini, perché di fatto nella realtà così è (almeno nella maggior parte dei casi). Non dico che le attitudini di razza debbano essere cancellate ma il ruolo giocato da esse, ai fini di un più equilibrato rapporto uomo-cane, deve essere ridimensionato. Senza parlare poi della selezione "morfologica", perché se da un lato soddisfa le peggiori emozioni umane dall'altra risulta assolutamente irrilevante nella creazione di un sincero rapporto tra cane e uomo. Spero che queste parole stimolino il nostro dibattito, per il quale di nuovo ti ringrazio profondamente.